Sulla coltivazione dell'avocado in Sicilia

Roberto Di Stefano, agronomo di campo del consorzio, prova a rispondere in modo esaustivo a molte questioni che ci avete posto sulla coltivazione sostenibile degli Avocado in Sicilia. 

Necessità di irrigazione per gli avocado:

Premesse botaniche: L' avocado avendo origine subtropicale e nello specifico di quelle zone oggi comprese tra Antille, Guatemala e sud Messico    dove le precipitazioni sono frequentissime e ben distribuite durante l’anno, non ha sviluppato particolari adattamenti morfologici e fisiologici per captare ed utilizzare l’acqua in maniera efficiente, dunque resistere alla siccità. Gli agrumi sebbene condividano un clima di origine sempre subtropicale, sono originari da tutto il sud- est asiatico dove è normale una stagione delle piogge ed una di aridità, infatti sono decisamente più efficienti nel captare ed utilizzare l’acqua dunque aridoresistenti, tuttavia esiste una grande differenza tra portainnesti, ed i nuovi possiedono un apparato radicale più superficiale dunque sono meno tolleranti. 
Dalla teoria alla pratica ed un po' di numeri: Nonostante le differenze botaniche, quando si tratta di allevare piante per produrre frutti le cose sono ben diverse, infatti la letteratura dopo decenni di osservazioni ( dai FAO) riporta che un' agrumeto a sviluppo completo in clima mediterraneo per portare a termine una produzione ottimale ha un fabbisogno idrico durante l' anno di 10.000- 15.000 metri cubi per ettaro, sempre con gli stessi presupposti e per l' avocado il dato è di 10.000-12.000 : nella pratica uguale! (preciso che al dato fornito devono essere sottratte le precipitazioni annuali di 400-600 metri cubi ettaro). In sintesi questo vuol dire che contrariamente a quanto si creda per irrigare una pianta di agrumi produttiva ed una equivalente di avocado è necessaria la stessa quantità di acqua. Dal punto di vista dell’agricoltore l’impatto sulle risorse idriche è equivalente per una coltivazione ad avocado piuttosto che ad agrumi. 
Dal punto di vista del consumatore?  Qua le cose si complicano ulteriormente, perché alla fine di tutto il discorso accade che la produttività di una pianta di avocado sarà sempre più bassa di quella di un agrume, se per l’agricoltore il problema si risolve aumentando il prezzo in maniera proporzionale rispetto agli agrumi, per il consumatore attento al "water footprint" di ciò che sta mangiando le cose sono ben diverse. Infatti i frutti degli agrumi a differenza degli avocado contengono molta più acqua , questa  essendo fornita dall' irrigazione deve dalle piante essere solo immagazzinata nei frutti, gli avocado piuttosto contengono moltissimo olio molecola questa  che richiede alla pianta moltissima energia (acqua e zuccheri per sintetizzarla) , infatti è stato calcolato che per produrre un kg di avocado è necessario 2,8 volte in più energia in più rispetto ad 1 kg di arance, per sommi capi ed esemplificando al massimo  possiamo dire che con X quantità di acqua si possono produrre 3 kg di arance oppure  1 kg di avocado.
Quindi per rispondere al consumatore: sì, per fare avocado ci vuole più acqua rispetto agli agrumi a parità di peso di prodotto  ma il consumo per pianta è simile,  quindi  non serve  smettere di mangiare avocado per ridurre il water footprint sul territorio , bisogna piuttosto trovare nell'alimentazione un posto all' avocado che tenga conto di quel rapporto 3-1, non di certo includendo come nella cucina contemporanea l' avocado in ogni portata ed in grandi quantità come se fosse l' alimento universale piuttosto relegando gli agrumi a sporadico frutto esotico. 
Sforzi fatti per ridurre il consumo idrico:
Premetto che ridurre il consumo idrico della coltura è la strada più difficile se non impossibile perché il consumo è dettato dalla fisiologia e morfologia della pianta stessa oltre che dal clima: su entrambi i fattori possiamo intervenire poco o niente, ma qualcosa possiamo fare:  scegliere per l'impianto zone non ventose  ma umide, stringere le distanze tra le piante ,  creare un microclima che determini minore evapotraspirazione, contenere lo sviluppo con potatura che limitino l' eccessiva vigoria, coprire il suolo etc.
Complessivamente gli interventi sopracitati aiutano ma non svoltano la situazione, assolutamente determinante è usare al meglio l’acqua irrigua, aumentando l’efficienza dell’irrigazione. 
Basti pensare che con l’irrigazione a goccia l’acqua persa per evaporazione è solo il 20% di quella distribuita mentre con l’irrigazione a pioggia la perdita raggiunge il 45%, con altri metodi più radicali come la subirrigazione l’acqua persa raggiunge meno del 10%, nonostante l’irrigazione a goccia sia oggi la norma purtroppo su questo fronte non tutte le aziende sono favorevoli per personale convinzione ed i pochi accaniti detrattori ne pagano puntualmente le conseguenze. 
Non solo è importante distribuire bene l’acqua, altrettanto importante è somministrare la giusta quantità e con la giusta frequenza.  Infatti l' avocado per le ragioni botaniche sopraesposte ha un' apparato radicale molto superficiale e necessita di una costante bagnatura, quindi la quantità d' acqua che scende troppo nel suolo ed oltrepassa la profondità dell' apparato radicale è praticamente persa, questa perdita a volte può essere enorme e purtroppo si tratta dell' errore più diffuso e che coinvolge la maggior parte degli agricoltori con esperienza su agrumi ( apparato radicale differente) e che sono restii ad irrigare poco ma ogni giorno.
Questo è il fronte su cui sto maggiormente lavorando, adattare la pratica irrigua degli agrumicoltori all' avocado tramite la sensibilizzazione ed installazione di sonde che indichino quando smettere di irrigare e scegliere al meglio l’impianto irriguo.